Paura e rabbia alla Dozza: l’urlo degli ultimi

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di Maria Luisa Pozzi*

Una premessa: noi tutti volontari AVoC rifiutiamo la violenza. In tutte le nostre attività noi ascoltiamo, ci apriamo il dialogo e al confronto costruttivo. La violenza separa, rifiuta l’incontro, chiude.

E adesso parliamo di noi, fuori dal carcere, rinchiusi in casa. Come ci sentiamo? Possiamo uscire di casa per fare la spesa o andare in farmacia. Abbiamo faticosamente trovato una mascherina, i guanti di gomma fortunatamente non sono mai mancati.

Abbiamo avuto paura. Abbiamo paura. E chiamiamo amici, parenti. Telefoniamo ai medici curanti. E la paura si attenua. Si ragiona insieme, si condivide. Si sta meglio.

Loro no. Sono soli. Con la paura del contagio. E di morire da soli. E poi c’è la rabbia. Per essere abbandonati. Perché anche se hanno sbagliato, il loro diritto a un trattamento ‘non contrario al senso di umanità’ e che tenda alla ‘rieducazione del condannato’ (art. 27, Costituzione Italiana) non è rispettato.

Paura e rabbia si scatenano e portano a quello che abbiamo visto alla Dozza. Ma, diranno alcuni di noi, le donne non si sono unite alla rivolta. E neanche parte dell’alta sicurezza. E neanche gli atleti della squadra di rugby e gli universitari. E quelli del penale. Allora, diranno alcuni, ci sono i buoni e i cattivi. E i cattivi vanno puniti.

Fermiamoci a pensare perché alcuni settori si sono chiamati fuori. Al femminile ci sono corsi di yoga, teatro, scrittura… Molte ragazze fanno parte del coro Papageno. Alcune frequentano i corsi universitari e si laureano. Tutte attività che danno senso alla loro reclusione e sono stimoli di riflessione e di cambiamento. La stessa cosa possiamo dire di chi è nella squadra di rugby o segue corsi universitari.

Per l’alta sicurezza: lì ci sono persone di buona cultura ed esperienza di vita. Sanno che una rivolta porta a eccedere. E può portare a un inasprimento della pena. Quindi accettano quello che hanno.E anche al penale i detenuti hanno qualcosa da perdere….Posso ipotizzare perché alcuni settori hanno fatto la scelta di NON partecipare.

E la scelta degli altri? I ragazzi del primo e del secondo piano si sono abbandonati alla paura e alla rabbia. Che era prevedibile.

Ma non abbiamo avuto il tempo di capire e prepararci insieme a loro, i ragazzi della Dozza. Perché il virus è arrivato veloce e non eravamo pronti. E non sono stati i cattivi a cedere alla rabbia e alla paura ma i più vulnerabili, i più fragili.

Con tutto ciò, ogni violenza resta sempre e comunque assolutamente ingiustificata e ingiustificabile, ma si può intuire cosa sta dietro ai comportamenti di chi non ha nulla da perdere ed è travolta dal panico e dalla rabbia.

Con affetto per tutti noi,

*Maria Luisa Pozzi, volontaria Associazione volontari per il carcere (AVOC).

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