Coronavirus: l’appello dei detenuti

osservatorio carcere

Dopo il blocco di ogni attività didattica e rieducativa, dopo le limitazioni disumane imposte ai detenuti a seguito dell’allarme coronavirus, dopo l’ondata di rivolte che ha toccato – oltre 50 gli istituti di pena coinvolti – le carceri italiane… Ora la parola passa a loro. E quel che è più grave è che nessuno, proprio nessuno di noi come società esterna – preoccupati, anche noi, della minaccia della pandemia, ma non al punto di gettare il nostro sguardo proprio là dentro, nelle carceri, dove tutti i giorni si misura la “febbre” dei nostri diritti riconociuti/negati – gliel’abbia data quella parola per dare voce anche a loro, che autodefinendosi “gli ultimi” della società, la “discarica umana”, rivolgono questo appello accorato alle istituzioni e a papa Francesco. Una voce da dentro, e tuttavia fuori le righe, da cui forse avremmo qualcosa da imparare… Perlomeno, un domani, quando le tempesta sarà passata e allora dovremmo guardarci indietro e pensare a quello ci siamo lasciati alle spalle o che, semplicemente, non abbiamo voluto vedere.