Sono 61.230 (dati aggiornati a fine febbraio) i detenuti nelle carceri italiane. Alcuni istituti arrivano a un tasso di sovraffolamento del 190%. A svelarcelo è sempre il rapporto annuale di Antigone che nel 2019 ha visitato più di cento istituti penitenziari.

Ma la vita post-covid-19 è cambiata anche nelle carceri. Ogni giorno i detenuti sentono dire alla televisione che bisogna mantenere le DISTANZE, salvo poi ritrovarsi in tre persone in celle da 12 metri quadri, respirando “bocca a bocca”, in condizioni igienico-sanitarie che sono spesso precarie (assenza di acqua calda, molte sono celle senza doccia e spesso mancano prodotti per la pulizia e l’igiene).
In una condizione da condannati a morte è evidente che con questi numeri, se dovesse entrare il VIRUS in carcere, sarebbe una catastrofe per detenuti e operatori. Per gli uni e per gli altri bisogna muoversi subito.
Qui di seguito le proposte di Antigone e altre associazioni per proteggere la SALUTE e la DIGNITÀ, ridurre l’ISOLAMENTO dei detenuti in questa fase difficilissima, piena di incertezze, PAURA, anche del virus ma non solo: c’è la disperazione, la solitudine.
Tra le misure indicate, oltre all’estensione della detenzione domiciliare prevista dalla legge 146 del 2013, la proposta a ogni istituto penitenziario di acquistare un cellulare ogni 100 detenuti presenti così da consentire ai detenuti una telefonata o video-telefonata quotidiana (massimo 20 min).
Di seguito le 5 proposte:
1. La direzione di ciascun istituto penitenziario provvederà all’acquisto di uno smartphone ogni cento detenuti presenti – con attivazione di scheda di dati mobili a carico dell’amministrazione – così da consentire, sotto il controllo visivo di un agente di polizia penitenziaria, una telefonata o video-telefonata quotidiana della durata di massimo 20 minuti a ciascun detenuto ai numeri di telefono cellulare oppure ai numeri fissi già autorizzati.
2. L’affidamento in prova in casi particolari di cui all’art. 47-bis della legge 354/75 è esteso anche a persone che abbiano problemi sanitari tali da rischiare aggravamenti a causa del virus Covid-19 con finalità anche di assistenza terapeutica.
3. La detenzione domiciliare di cui all’articolo 47-ter, primo comma, della legge 354/75 è estesa, senza limiti di pena, anche a persone che abbiano problemi sanitari tali da rischiare aggravamenti a causa del virus Covid-19.
4. Tutti i detenuti che usufruiscono della misura della semilibertà possono trascorrere la notte in detenzione domiciliare.
5. La magistratura trasformerà, salvo motivati casi eccezionali, i provvedimenti di esecuzione delle sentenze emesse nei confronti di persone che si trovano a piede libero in provvedimenti di detenzione domiciliare.
6. Estensione della detenzione domiciliare prevista dalla legge 199 del 2010 e successivamente resa stabile dalla legge 146 del 2013 ai condannati per pene detentive anche residue fino a trentasei mesi.
Si tratterà di una piccola goccia nel mare, ma è un passo avanti, è già qualcosa! Per questo nel nostro carcere Rocco D’Amato di Bologna abbiamo proposto, insieme ai volontari Avoc, l’idea di una EDU-RADIO per il carcere attraverso cui i detenuti possano almeno ascoltare le voci di operatori, formatori e volontari. E’ importante: non lasciamoli soli.