Pasqua in distanziamento carcerario: messaggio del vescovo Zuppi su Liberi dentro

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Un volto e una storia: p. Matteo Zuppi prima ancora di essere l’arcivescovo di Bologna, è stato insegnate e collaboratore in Sant’Egidio nelle scuole popolari dei sobborghi romani, poi con gli anziani soli, con gli immigrati, e con i carcerati del Regina Coeli e di Rebibbia, dove ogni sabato entrava per fare visita ai detenuti. E anche da quando Bologna lo ha accolto si è sempre speso per incontrare i detenuti e le detenute della Dozza.

📌Questa sera dunque, a motivo ancora del distanziamento carcerario che prolunga la nostra assenza come volontari nelle carceri, io e Ignazio de Francesco lo abbiamo intervistato per raccogliere il suo messaggio speciale per la Pasqua. Sarà trasmesso alle ore 21,00 su #Teletricolore canale 636 e sarà più caldo che mai. Non perderlo qui in streaming: https://www.teletricolore.it/?fbclid=IwAR34V4MSd7sFFlPS5I2zmqLtoBCvhxC0-KTOeRg2AZxV3B_bMamqZ1mDBbc

9.07.2020

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Benvenuti alla prima puntata di “Liberi dentro – Eduradio” che da oggi estende le sue radici fino a coinvolgere la realtà carceraria e cittadina di Ferrara, in collaborazione con “Cittadini sempre”.

“Cittadini sempre” è una proposta progettuale della Regione Emilia Romagna finalizzata a incrementare la quantità e la qualità del volontariato in ambito dell’esecuzione penale e ad operare con l’obiettivo di promuovere e sostenere una rete stabile volontaria, a partire dall’organizzazione di percorsi formativi, aperti agli altri soggetti del privato sociale e degli enti pubblici del territorio. Questa Associazione, è impegnata, in modo diretto (attività proprie) e attraverso il supporto alle organizzazioni del territorio, nei servizi e interventi di carattere sociale e assistenziale rivolti a persone svantaggiate ed emarginate, compreso le persone che dentro e fuori dal carcere, sono prive della libertà personale.

Nella puntata di oggi Lorenza Cenacchi intervista Irene Fioresi insegnante carceraria del CPIA di Ferrara che ci parlerà della scuola in carcere.

Lettera dal Femminile

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Buongiorno a tutti, è la seconda volta che vi scrivo e farlo mi fa sentire di avere qualcuno fuori che pensa a me… A me in quanto ristrette in carcere e come donne. Parlo al plurale perché spesso in quanto genere donna e il numero minore al maschile veniamo meno rispetto a diverse iniziative, spesso re cantonate in quell’angolo che è il nostro reparto, e molte di noi non vengono messe al corrente di informazioni come il programma “Eduradio” che ho scoperto io solo grazie a un ragazzo del Penale, e solo in seguito ho ricevuto una lettera da padre Marcello che mi descriveva gli appuntamenti del programma.

Ormai per me siete di casa mantengo come sottofondo anche le vostre repliche che mi fanno sentire in compagnia o di interesse per qualcuno. Due giorni fa mi sono stupita nel sentire il nome dell’uomo con il quale faccio i colloqui, Fabrizio Morandi, e l’immaginazione ha fatto sì che ci fosse anche lui qui, grazie alla sua lettera indirizzata a voi e che avete letto. Non sempre si devono mettere in atto situazioni eclatanti per farci sentire vivi e persone che provano emozioni come qualunque essere umano e, per un contesto come il carcere, l’eclatante è la volontà, il coraggio, la voglia e il cuore di tutti i volontari che ci offrono occasioni per riconoscerci come persone e non come reati. Grazie per non averci mai abbandonato, metterci alla prova per dimostrarvi che anche noi possiamo dare donare e mostrare del bene. Un abbraccio a tutti voi,

Ilenia Oggiano

Mercoledì 3 giugno

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conduzione: Francesca Candioli e Maria Caterina Bombarda

in studio: insegnanti del CPIA metropolitano di Bologna (Anna); Paola Cigarini (volontaria e referente Volontariato e Giustizia E/R carcere di Modena); Marcello Mattè.

Eccoci giunti all’ottava settimana del nostro programma quasi quotidiano, dedicato al carcere e alla cittadinanza, che andrà in onda fino al 30 giugno, in cui ci siamo dati come obiettivo quello di riprendere in mano le attività lasciate in sospeso il 23 febbraio scorso a causa dell’emergenza sanitaria: attività didattiche, rieducative e di vicinanza spirituale ai detenuti.

Iniziamo la puntata di oggi con Anna, insegnante di storia e geografia del Centro per l’istruzione degli adulti, CPIA di Bologna, con cui vedremo insieme la biografia di un grande direttore d’orchestra e pianista che ci ha lasciati da poco: Ezio Bosso.

Continuiamo la mattinata con la seconda parte di una testimonianza che abbiamo ascoltato lo scorso mercoledì 27 maggio: ai microfoni di Eduradio c’è Paola Cigarini, volontaria che da più di 30 anni è impegnata attivamente nel carcere di Modena. Con Paola oggi analizziamo più a fondo cosa voglia dire la vita in carcere a partire dalla sua esperienza lunga di volontariato.

Ci salutiamo con la rubrica di spiritualità “Credere per vedere” a cura del Cappellano del carcere Marcello Mattè.

Puntata del 14.05.2020

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conduzione: Francesca Candioli e Maria Caterina Bombarda

in studio: Marco Bernardoni (presidente del Centro editoriale dehoniano), insegnanti del CPIA metropolitano di Bologna (Angela); Giuseppe Pierantoni e Danila Griso.

Eccoci giunti all’inizio della quinta settimana del nostro programma quasi quotidiano, dedicato al carcere e alla cittadinanza, che andrà in onda fino al 30 giugno, in cui ci siamo dati come obiettivo quello di riprendere in mano le attività lasciate in sospeso il 23 febbraio scorso a causa dell’emergenza sanitaria: attività didattiche, rieducative e di vicinanza spirituale ai detenuti.

Iniziamo la puntata di oggi, che cade nella Giornata di preghiera e di digiuno per l’umanità indetta dall’Alto Comitato per la Fratellanza Umana con un ospite, Marco Bernardoni, presidente del Centro editoriale dehoniano (CED), siccome per questa occorrenza le Edizioni Dehoniane hanno deciso di pubblicare un ebook sulla preghiera intitolato Dio, dove sei?

Proseguiamo poi con Angela, insegnante di scienze del Centro per l’istruzione degli adulti, con una pillola didattica sul sistema respiratorio.

Proseguiamo sul filo delle notizie che ci vengono dal mondo e dall’attualità: negli ultimi giorni, si è tanto parlato della liberazione sabato 9 aprile di Silvia Romano, la cooperante italiana rapita 18 mesi fa in un villaggio del Kenya, e poi liberata dopo un anno e mezzo di prigionia fra Kenya e Somalia. Sul filo di questa notizia che tocca il tema della carcerazione visto da un’altra angolatura: quella del sequestro forzato – che è un’altra forma non legale di privazione della libertà personale – vi presentiamo la testimonianza di Beppe Pierantoni, missionario dehoniano, rapito nel 2001 da un gruppo di fondamentalisti islamici nelle Filippine e rilasciato 6 mesi dopo.

Ci salutiamo infine con la rubrica di scrittura e lettura a cura di Danila Griso di AVOC “Ponte di Storie”, con una lettura intitolata Mentori in cui si parla di coloro che incontriamo nella nostra esperienza di vita e che rappresentano per noi i buoni o i cattivi maestri.

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Bologna, li 22. 04. 2020

Gentilissimi volontari, vi scrivo dal penale della casa circondariale di Bologna e dopo un proficuo scambio di idee con gli altri detenuti sento di esprimere a nome di tutti il ringraziamento per la lodevole iniziativa che avete messo in campo al fine di non spezzare quel filo che ci consente di guardare oltre le sbarre. In un momento così drammatico quale l’attuale, con il timore di tutti di poter contrarre il virus e la sospensione di tutte le attività di reinserimento e rieducazione oltre che dei colloqui familiari, il pensiero corre al volontariato e al suo ruolo.Solo l’assenza infatti fa emergere l’importanza che l’impegno dei volontari e riveste perché la vita dei detenuti sia meno difficile. È a voi che lo Stato ha demandato un ruolo che sicuramente non è in grado di assolvere attraverso le sue articolazioni, e il volontario oggi è l’elemento fondamentale nell’umanizzazione della pena.Anche questa iniziativa che ha richiesto un impegno ulteriore da parte vostra va sicuramente nel senso di tenere aperto, seppur via etere, un rapporto che costruisca persone nuove, motivate nello studio e nell’apprendimento e desiderare di dividere riflessioni e preghiere con chi, sta vivendo la tragicità del momento da fuori.Come detenuti del penale avevamo denunciato la situazione di grande fibrillazione che si viveva nelle sezioni per la disattenzione che il governo riservava alle carceri e alla crescente preoccupazione sul rischio contagi all’interno dell’istituto. Poi sappiamo com’è finita e noi, pur condividendo le motivazioni alla base della protesta, abbiamo da subito stigmatizzato l’uso della violenza e della devastazione che ha finito solo nel privare il carcere di importanti attrezzature sanitarie, nel pesare sul bilancio per i danni arrecati e penalizzare di fatto la popolazione detenuta.Da allora il virus è entrato nel carcere e l’assenza di informazioni ufficiali non fa che alimentare un clima di grande preoccupazione. Ancora la ASL non ha provveduto ad attivare nei tamponi, né indagini sierologiche E ciò non dà l’idea di come e di quanto il contagio si sia propagato.I detenuti vivono quest’ansia doppia preoccupati come sono della propria salute e anche e soprattutto di quella dei familiari. Ma immaginiamo che la stessa paura investa anche gli operatori di polizia penitenziaria, il personale amministrativo e gli operatori sanitari che operano all’interno del carcere. La direzione ha concesso telefonate straordinarie e video-chiamate per non recidere il cordone affettivo che lega i detenuti alle famiglie e ciò è stato particolarmente apprezzato. Nell’augurarvi un buon lavoro e nel ringraziarvi ancora per quanto state facendo e che farete colgo l’occasione per porgere a mio nome e a nome dei detenuti del penale i più cordiali saluti,
Fabrizio

Pomes Fabrizio Via Del Gomito 2, 40127 Penale B.

Bologna: l’appello di una guardia penitenziaria

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Siamo preoccupati per noi e per i detenuti

Il drammatico appello è uscito su La Repubblica nella giornata di sabato 21 marzo, quando ancora la notizia del contagio da covid-19 riguardava tre sanitari e almeno una guardia penitenziaria in servizio al carcere della Dozza. Ma nella giornata di lunedì 23 marzo, sempre Repubblica, riportava la notizia che gli operatori sanitari malati in servizio al carcere sarebbero già diciannove su trenta. Sono numeri che fanno temere il peggio, nonostante al momento la notizia non sia stata ancora confermata né dall’Ausl di Bologna né dalla direzione del carcere. Di seguito la trascrizione della video intervista contente la denuncia di un agente della penitenziaria.

Coronavirus: l’appello dei detenuti

osservatorio carcere

Dopo il blocco di ogni attività didattica e rieducativa, dopo le limitazioni disumane imposte ai detenuti a seguito dell’allarme coronavirus, dopo l’ondata di rivolte che ha toccato – oltre 50 gli istituti di pena coinvolti – le carceri italiane… Ora la parola passa a loro. E quel che è più grave è che nessuno, proprio nessuno di noi come società esterna – preoccupati, anche noi, della minaccia della pandemia, ma non al punto di gettare il nostro sguardo proprio là dentro, nelle carceri, dove tutti i giorni si misura la “febbre” dei nostri diritti riconociuti/negati – gliel’abbia data quella parola per dare voce anche a loro, che autodefinendosi “gli ultimi” della società, la “discarica umana”, rivolgono questo appello accorato alle istituzioni e a papa Francesco. Una voce da dentro, e tuttavia fuori le righe, da cui forse avremmo qualcosa da imparare… Perlomeno, un domani, quando le tempesta sarà passata e allora dovremmo guardarci indietro e pensare a quello ci siamo lasciati alle spalle o che, semplicemente, non abbiamo voluto vedere.