
BOLOGNA. Il 15 luglio è stata la volta della Casa circondariale Rocco D’Amato nel giro di tappe in tutti gli istituti penitenziari della Regione Emilia-Romagna per la consegna del Codice Ristretto, un opuscolo di informazioni per le persone detenute che spiega in modo semplice quali sono i percorsi e i diritti di una persona reclusa per accedere alle misure alternative alla detenzione.
Si tratta di una una tabella riassuntiva per le persone detenute, a cura dell’Osservatorio diritti umani in carcere della Camera penale di Bologna in collaborazione con l’Ufficio del Garante dei detenuti della Regione Emilia Romagna che hanno ritenuto importante collaborare insieme ancora una volta per diffondere il Codice ristretto all’interno di tutti gli Istituti penitenziari presenti nella Regione Emilia-Romagna sino a portarne simbolicamente una copia per ciascun recluso.
Un vademecum reso necessario anche dalla confusione che spesso si genera dalle comunicazioni personali tra persone recluse, non sempre a conoscenza con precisione di norme e diritti.
Per il Garante regionale dei detenuti Roberto Cavalieri è un documento che “semplifica moltissimo la comprensione di normative e codici molto complessi. Quello che ho proposto era farsi carico di organizzare insieme un’azione e consegnare questo vademecum a ciascun detenuto dell’Emilia-Romagna. Questo è stato fatto da un lato per supportare un invito ai detenuti a credere ancora nei benefici, comprendere la loro situazione da soli, e quindi fare l’istanza e presentarla insieme al proprio avvocato. Dall’altro per ricordare che esistono dei benefici del detenuto che vanno applicati quando la posizione giuridica del recluso lo consente”.
La consegna del Codice ristretto ai detenuti vuole offrire a ciascuno la possibilità di avere contezza da subito di quali prospettive possono accompagnare il periodo di detenzione aiutando così chi è recluso a coltivare, laddove è possibile, un progetto, e comunque ad affrontare con chiarezza quel periodo.
E detenuti più consapevoli di quelle che sono le possibilità offerte dalla normativa, ha spiegato la direttrice Rosa Alba Casella: “diventano persone più responsabili nell’affrontare il loro percorso per il rientro nella società. Lo strumento è molto agevole e quindi un ringraziamento va particolare a chi lo ha pensato e progettato perché sarà facilmente comprensibile anche a chi non ha grossi strumenti culturali, e sono sicura che potrà agevolare anche il lavoro degli operatori”.
Un’informazione preliminare corretta, infatti può essere un contributo anche per il lavoro degli operatori interni ed esterni al carcere, chiamati a dare risposte a chi ha comunque diritto ad un efficace trattamento penitenziario.
