di Caterina Bombarda
Continua a risuonare sulla stampa l’eco della scarcerazione di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna incarcerato per 22 mesi in Egitto e rilasciato l’8 dicembre scorso. Abbiamo visto le prime foto rubate dopo la liberazione, col viso sorridente, stretto in multipli abbracci da familiari e amici.
Ne abbiamo colto lo spirito di appartenenza e solidarietà con l’Italia, quando ospite nella trasmissione ‘Che tempo che fa’ di Fabio Fazio su Rai Tre, ha dichiarato “Mi sento bolognese e voglio vivere a Bologna”. “E’ grazie a tutti voi se sono a casa. Voglio restituire alla città tutto l’affetto e il sostegno che mi ha dato”.
Abbiamo colto di lui piccoli stralci di quotidianità negli ultimi 22 mesi di prigionia, come per esempio il fatto che leggesse il libri di Elena Ferrante, “la migliore letteratura italiana che io abbia letto” , e ha aggiunto: “Mi ha tenuto compagnia”. Parole che hanno colpito la stessa autrice de L’amica geniale che in un’intervista sul quotidiano La Repubblica non ha potuto non esprimere il dolore misto a rabbia per Zaki: “Se penso a Zaki che legge, non riesco a prescindere dallo sfondo. Vedo la cella, con rabbia, non i libri”.
Ma tra i più colpiti e commossi al tempo stesso dalla vicenda dello studente egiziano – ma anche i più silenziosi perché non riportati sulle pagine dei giornali – ci sono proprio loro, i detenuti.
Da quando faccio volontariato in carcere nella mia città, ogni settimana alla casa circondariale Rocco D’Amato di Bologna c’è una sezione che cerco di incontrare a ritmi frequenti; e così mentre scendo i gradini che dall’Alta Sicurezza portano alle sezioni del Giudiziario, mi fermo sempre al 1° piano dove c’è il polo universitario penitenziario. Mi sorprendo sempre nel vedere come molti siano miei coetanei e molti altri giovanissimi, ragazzi che non hanno rinunciato ai loro sogni e che studiano Giurisprudenza, Comunicazione, Storia, Antropologia… “Sai vorremmo scrivere a Zaki, lo vorremo incontrare”, mi dicono pochi giorni più tardi dopo aver appreso la notizia della scarcerazione. Passano tre giorni e sulla mia casella di posta elettronica il servizio “maidiremail”, che permette ai ristretti di comunicare verso l’esterno, puntualmente mi notifica una mail. OGGETTO: Patrick Zaki libero! Segue il testo e tanta commozione per un gesto silenzioso di vicinanza di chi la detenzione sa perfettamente cosa sia, tutti i giorni.
Con la presente, desideriamo comunicarLe la nostra commozione nel vedere Patrick Zaki tornare in libertà. Speriamo che Patrick possa ritornare presto qui a Bologna, per riprendere a studiare, nella nostra università. Quando il suo calvario sarà definitivamente terminato, desideriamo poterlo invitare qui da noi, presso il nostro polo universitario penitenziario, del carcere ”Rocco D’Amato” di Bologna, per potergli trasmettere questo sentimento di solidarietà, che in questi 2 anni ci ha sempre accompagnati, conoscendo in prima persona cosa significhi essere recluso.
Pertanto, se potrà inoltrargli i nostri saluti, per fargli sapere che abbiamo tifato per lui sin dal primo giorno della sua carcerazione, ne saremmo davvero lieti.
Paolo Grassi Donald Sabanov, Studendi del Polo Universitario Penitenziaro di Bologna
Bologna, 16/12/2021