03.06.2020
Ciao ragazzi, ciao ragazze, un saluto a tutto il mondo esterno qui chi parla o scrive è Acconciaioco Pasquale Antonio. Siete collegati mentalmente con “Radio Dozza” e dalla mia cella provo a rallegrarvi questa giornata, del resto voi lo fate di continuo! “Radio Dozza” rende dei particolari omaggi e saluti a Caterina Bombarda e Francesca Candioli e naturalmente tutto il resto della vostra redazione radiofonica.
Vorrei salutare e ringraziare Serena Dibiase, “sei una persona speciale”… Vai alla ricerca di poeti e parole belle e ci dai la possibilità di ascoltare il nostro cuore. Un mese fa scrissi a Danila Griso e li spedì una poesia dal titolo “una montagna di storie, bagnata dalle lacrime del sole“, quindi ho pensato di spedirla anche a voi e naturalmente lo spazio dedicato alla poesia è di Serena e allora mi rivolgo a lei: ti sei mai chiesta come mai i poeti diventano famosi solo dopo la loro morte? Comunque anch’io sono un po’ poeta e fortunatamente sono ancora vivo quindi Serena ogni tanto ti spedirò qualcosina, la cosa bella sono tutti racconti la cosa bella o brutta (dipende da che punto di vista la si guardi) è che sono tutti racconti legati ad una situazione detentiva!
Mi è piaciuto tantissimo quando hai raccontato la vita del grande Pino Daniele e mi farebbe piacere che quando racconti le mie emozioni svelassi pure il mio cognome e non solo Pasquale. Di “Pasquale” al mondo ce ne sono tanti, sono solo poche le persone o autori che si ricordano solo con il loro nome. Uno di questi è il grande Totò, basta pronunciare solo queste quattro lettere e sul nostro viso appare una specie di sorriso. Perché Serena un giorno non ci fai ascoltare una sua poesia indimenticabile: “A livella”… È magnifica! Sto provando in un certo senso a fare anch’io, cambiando i soggetti: “al posto del nobile e povero, il censurato e l’incensurato” ma non dopo la morte, ma nella vita di ogni singolo giorno!
In fondo nella vita siamo tutti uguali e chissà se un giorno nascerà anche un’emittente radiofonica anche in carcere! Una volta lessi un libro in un di un condannato a morte aperte parentesi negli Stati Uniti) lui si chiamava Jack Folla e il direttore dell’istituto penitenziario dove scontava i minuti che gli restavano da vivere gli diede la possibilità di raccontare qualcosa di sé, mi pare che il libro si chiamava Alcatraz. Jack Folla un DJ nel braccio della morte. Spero, Serena Dibiase, Caterina Bombarda, Francesca Candioli, Marcello Matté e Danila Griso che vi ho un po’ divertito e distratto con questa lettera, la vita è proprio strana: di solito è a un detenuto che piace ricevere la posta, ricevere una lettera in galera è qualcosa d’inimmaginabile, eppure sono io a scrivere a voi! Vi chiedo un favore se potete ricopiare il racconto e spedirlo in bella copia è l’unica che ho!
Grazie,
Pasquale Acconciaioco